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A cuore aperto

A cuore aperto

Questo post è un po’ diverso dagli altri, qui non parlerò di trucchi nè di ricensioni nè, in effetti, di nulla di particolarmente utile o divertente, quindi sentitevi pure autorizzate a saltarlo a piè pari 🙂
Stasera volevo raccontarvi di una cosa mia personale, ammesso che arrivata alla fine non decida di fare un bel “seleziona tutto e cancella”.. vedremo.
Tempo fa, su un post dedicato all’ormai onnipresente Opi contest, scrissi che questo concorso era sopraggiunto in un periodo poco roseo della mia vita.. in effetti si trattava un po’ di un eufemismo, perchè la parola più adatta era depressione, intesa non come il sentirsi un po’ giù, ma proprio come stato patologico.
Non saprei dire con precisione da quanto è iniziata.. anche perchè non è come l’influenza, che un giorno hai la febbre e capisci che ce l’hai: è molto più infida, si insinua lentamente nella tua vita e poi cresce sempre più.
Per me è iniziato tutto con un progetto lavorativo fallito, una cosa a cui tenevo tantissimo, e un’amicizia finita.. che poi, non chiamiamola amicizia, perchè in realtà lo era solo da parte mia, lei si è solo dimostrata la zoccola che era e che io non volevo vedere. 
Questo progetto fallito mi ha portato a sentire il mio attuale lavoro come un peso, come a sua volta un fallimento.. mi sentivo in gabbia, in ostaggio, prigioniera di qualcosa che non volevo ma da cui non riuscivo a liberarmi.
Facile dire “cambia lavoro”.. purtroppo non è così semplice, alla mia età e con una casa da mandare avanti non puoi accettare i contrattini a progetto che vanno tanto di moda e quando lo stipendio che porti a casa ti serve, non puoi nemmeno permetterti di accettare lavori che ti farebbero guadagnare 1/3 in meno.. quindi si stringono i denti e si va avanti.. solo che a un certo punto non ce l’ho più fatta.
Ho iniziato a rendermi conto che qualcosa non andava quando ho visto che facevo sempre più fatica a tenere a bada le mie reazioni.. non ero più io.
Avevo tanti, troppi scatti di violenza verbale che non mi appartenevano.. una rabbia dentro feroce, che mi soffocava quasi.. mi svegliavo angosciata all’idea di andare in ufficio, ogni tanto piangevo all’andata e piangevo sempre al ritorno mentre guidavo.. poi arrivavo a casa, mi ingozzavo con qualunque schifezza trovassi in giro e dormivo, stremata, fino all’ora di cena.. avevo smesso di cucinare, avevo smesso di fare la lavatrice, avevo smesso di aver qualunque cura per la casa, avevo smesso di prendermi cura di me stessa.. semplicemente, non mi interessava. Poi a un certo punto avevo smesso anche di dormire la notte, riuscivo a dormire sì e no 4 ore perchè non facevo altro che piangere, con l’angoscia che mi prendeva gola e stomaco. E non ero più minimamente in grado di prendere nessun genere di decisioni, ma non parlo di decisioni epocali, qualunque semplice domanda che presupponesse una scelta, tipo “cosa vuoi per cena?” mi metteva ansia e mi paralizzava.
I giorni che stavo a casa dall’ufficio, praticamente non mi alzavo dal letto.. stavo tutto il giorno con le tapparelle giù perchè il buio mi faceva sentire protetta, con la tv accesa per compagnia e il pc acceso su spider o solitario, e mi alzavo solo prima del ritorno a casa di mio marito, perchè non volevo fargli capire in che maniera inutile avevo trascorso la mia giornata.
Finchè a un certo punto ho capito che non potevo più andare avanti così, che da sola non ce la facevo e ho deciso di chiedere aiuto, così mi sono rivolta a un medico. Onestamente credevo che mi avrebbe liquidata con una ricetta di qualche ansiolitico o tranquillante.. invece mi sono ritrovata con una prescrizione di antidepressivi da prendere per un bel po’ di mesi.
E arriviamo a oggi.. sicuramente le medicine mi hanno aiutato, e probabilmente mi ha anche aiutato un lungo periodo a casa dovuto a un infortunio che ho avuto nel mentre.. tra una settimana torno in ufficio dopo 4 mesi e non nego che ho un po’ paura.. paura perchè è vero che nel complesso mi sento molto meglio, però è anche vero che sto vivendo in un “ambiente protetto” stando a casa.. non so davvero prevedere che impatto avrà su di me il mio rientro, se ripiomberò nell’angoscia oppure no..
Per quanto possa magari sembrare stupido o futile, anche creare questo blog mi ha aiutato, perchè mi ha fatto tornar fuori la voglia di raccontare, la voglia di colore, la voglia di make up che altro non è che volersi bene e volersi prendere cura di sè stesse.
Infine, volevo dare un consiglio: io spero che nessuna di voi soffra mai di depressione, però se un giorno doveste capire che qualcosa in voi non va, non vergognatevi MAI a chiedere aiuto, un aiuto qualificato ed esperto.. perchè la depressione non è un “disagio”, come mi sono sentita dire anch’io: disagio è camminare con delle scarpe troppo strette, disagio è accorgersi di aver parlato mezz’ora con il rossetto rosso sui denti, ma la depressione non è disagio, è qualcosa di molto più profondo che ti attanaglia e ti toglie te stessa.
E ci vuole molta più forza, più coraggio, a chiedere aiuto che non a crogiolarsi nella propria sofferenza.
E visto che anche scrivere questo post ha richiesto parecchio coraggio, oltre che una buona dose di lacrime e quasi 3 ore, penso proprio che non lo cancellerò.
Buona notte a tutte.

Noemi

View Comments (11)
  • piango a fontana e prendo coscienza di me, di tante cose,mi ritrovo con i tuoi stessi sintomi ed ad oggi non riesco a dargli un perchè. Non lavoro ma l'ho fatto ( e mi manca tanto), sono sposata e ho le tue stesse identiche reazioni con tuo marito, forse la mia causa scatenante è l'università che non riesco a terminare perchè il solo pensiero mi fa salire le lacrime, i conati… non so, non so come mi succede in verità… ho chiesto aiuto a mio marito che mi ha coccolato ma pare non capire fino in fondo cosa provo..le tue parole mi hanno raggelato..sembri me, sembri terribilmente me e ti confesso che ho paura. La parola depressione stanotte mi pare ancora più grande, come una insegna fuori al cinema che avvisa dell'imminente spettacolo.
    Scusa se non mi firmo.

  • 🙁 Noemi non so che dire… tutto ciò che mi viene in mente potrebbe risultarti stupido o banale. perciò mi limito solo a mandarti un mega abbraccione virtuale :*

  • Cara amica Anonima, spero che tornerai qui per leggere questo commento 🙂
    Posso solo ribadirti di NON aver paura a chiedere aiuto e a rivolgerti a uno specialista: quello che stai vivendo non significa "essere matta", e il primo gesto d'amore verso te stessa è fare qualcosa per uscire.
    Sai, io sono sposata da quasi 3 anni ho davvero un bellissimo rapporto con mio marito, che in primis, sembrerà banale, ma è anche il mio migliore amico. Mi ha sempre sostenuta e aiutata, ma mi rendo conto che lui questa cosa non l'ha mai capita fino in fondo, non capisce come possa il mio lavoro (che oggettivamente non è male) provocare tutto questo.. sai tante volte anch'io ho pensato che forse stavo esagerando, però fatto sta che tutte le cose che sentivo, tutti i miei stati d'animo, le lacrime, le notti insonni, erano lì e non se ne andavano.. e non era certo un "disagio".
    L'affetto e la comprensione di chi ci sta intorno è importante, ma purtroppo può non essere sufficiente.
    Lasciami un altro commento se hai voglia di parlare, oppure se ti va scrivimi anche privatamente: la mia mail la trovi sotto la voce pagina Chi sono/contatti, che sta sotto il titolo del blog.
    Ti mando un abbraccio.
    Noe

  • Ciao Noe,
    è stato commovente leggere il tuo post, ci ho sentito dentro tanto dolore ma allo stesso tempo tanta voglia di ricominciare a volersi bene…. ed ovviamente ci ho trovato anche qualche pezzettino di me 🙂 Ti abbraccio forte guerriera!!!!! D.

  • Ti ammiro, sei stata molto coraggiosa ad aprirti così, e sicuramente servirà a qualcuno… Credo che sia una dimostrazione della forza che hai riacquistato. Scusa per il commento fuori tempo/fuori luogo, ma sono nuova in questo mondo e sono appena arrivata qui.
    P.S. : mi piacciono i tuoi trucchi!

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