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Quando la sostenibilità sta oltre l’etichetta energetica

Quando la sostenibilità sta oltre l’etichetta energetica

Sulle pagine di questo blog è apparsa varie volte la parola “sostenibilità“: si tratta di un concetto riassumibile nella definizione

E’ sostenibile uno sviluppo che soddisfa i bisogni della generazione attuale senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri. [Rapporto Brundtland, 1987]

che implica equilibrio tra la sostenibilità ambientale, cioè l’ecologia, la sostenibilità sociale, cioè l’equità, e l’economia, in modo che le dinamiche sociali ed economiche siano compatibili con il ritmo del rinnovamento delle risorse naturali.


Il post di oggi sarà un po’ diverso dal solito perchè si parla sì di sostenibilità ma approfondendo il discorso dell’efficienza energetica: circa un mese fa, grazie ad Hermosa ho potuto partecipare ad un incontro molto interessante promosso da Dyson in occasione dell’uscita della nuova normativa ERP, entrata in vigore dal 1° settembre 2014 grazie alla quale anche gli aspirapolveri, come già tanti altri elettrodomestici, devono avere una loro etichetta energetica suddivisa nelle varie classi.

Perchè  ve ne sto parlando? beh, intanto perchè mi piace potervi raccontare cose che magari non sapete, poi perchè se vi interessa il tema della sostenibilità non può non interessarvi l’ecologia e sì, anche usare una certa tipologia di aspirapolvere anzichè un’altra è una scelta che ha un impatto ecologico, e infine… beh, infine perchè uso già Dyson da oltre 6 anni, ne apprezzo l’etica e i prodotti e questo incontro mi ha dato lo spunto per parlarvene!

Come vi dicevo, la normativa ERP impone che anche gli aspirapolvere abbiano un’etichetta energetica, in modo che il consumatore possa scegliere in maniera consapevole: attualmente nessun aspirapolvere può superare i 1600 watt di potenza e, nel 2017, questa soglia si abbasserà ulteriormente a 900 w.
Perchè questa scelta?
Per produrre aspirapolveri meno potenti che quindi vanno usati di più consumando di più? No.
La ratio della scelta è l’esatto opposto, cioè fare in modo che le aziende produttrici perseguano l’efficienza energetica, in pratica che progettino dei motori migliori che consumino meno.
Oltre al numero di watt e alla relativa classe energetica, la nuova etichetta deve riportare un’altra serie di dati tra cui l’efficienza nell’aspirazione di tappeti e pavimenti, il grado di rumorosità, classe di riemissione delle polveri, il consumo stimato annuo in kilowatt/ora.

Tutto questo è utile e la normativa ERP è un’ottima cosa, tuttavia potrebbe (e dovrebbe) essere migliore, perchè non è esaustiva delle reali prestazioni di un apparecchio: ad esempio, come dicevo prima, si tende a identificare un numero maggiore di watt con delle prestazioni migliori, tuttavia quante volte vi siete ritrovate con il vostro potentissimo aspirapolvere che però, man mano che lo usavate e quindi si riempiva, aspirava meno e quindi non era poi così “potentissimo”?
Beh, col mio primo aspirapolvere a me succedeva: o lo svuotavo di continuo oppure ci mettevo una vita a pulire perchè più si riempiva e meno aspirava.
Quello che conta – o che dovrebbe contare – non è quindi il wattaggio, ma la potenza di aspirazione, la cosiddetta “capacità di pick up” ad aspirapolvere in uso e non vuoto.
Tra l’altro, sapete anche cosa ho scoperto e che mi ha fatto restare basita?
Che i test per l’assegnazione della classe energetica vengono fatti in laboratorio, ad apparecchio nuovo e vuoto: ad avere risultati brillanti in queste condizioni del tutto ideali e irreali son capaci tutti! Vorrei vedere, invece, in un ambiente vero, magari una casa con degli animali, quanti aspirapolvere riescono a mantenere i risultati del laboratorio.

Inoltre, l’etichetta quando definisce la classe energetica, e quindi il consumo dell’apparecchio, non tiene conto dei costi nascosti: e sì, perchè tra un consumo in classe A, la migliore, e uno in classe G, la peggiore, c’è una differenza indicativa annua di soli 9 €.
Avete letto bene, 9€ in un anno, che oggettivamente sono un importo piuttosto trascurabile.
La vera differenza la fanno tutti i materiali consumabili, come ad esempio i sacchetti se avete un aspirapolvere di questa tipologia, oppure ancora i filtri che periodicamente vanno sostituiti: tutto questo indicativamente ha un costo tra i 60 e gli 80€ annui.
Quanto è davvero conveniente un elettrodomestico che vi fa risparmiare 9€ all’anno di energia ma ve ne fa spendere almeno 6 volte tanto in manutenzione?
Oltre a questi costi che toccano direttamente il nostro portafogli, ci sono i costi che non percepiamo immediatamente, vale a dire quelli legati all’ambiente e allo smaltimento dei rifiuti, soprattutto in relazione ai sacchetti che non sono riciclabili e quindi vengono bruciati negli inceneritori. Pensate che in Europa di parla di 126 milioni di sacchetti!
Insomma, gira e rigira, paghiamo comunque.
E questo la nuova etichetta non ce lo spiega mica.

Pensavate che potessero esserci tante implicazioni dietro la “banale” scelta di un aspirapolvere?
Vi dirò, io la prima volta mi sono avvicinata a Dyson assolutamente per caso: per me e probabilmente per tante di voi che avete un’ Esselunga nei paraggi, Dyson è “l’aspirapolvere dei punti Esselunga” (tra parentesi, spesso e volentieri l’Esselunga mette dei premi fighissimi, sapevatelo).
Il mio primo Dyson l’ho preso proprio così, perchè il mio aspirapolvere dopo pochi mesi di vita stava cedendo e sfogliando il catalogo Esselunga mi era piaciuto il design un po’ avveniristico e ultramoderno di Dyson (il mio era un semplice gusto estetico, ancora non sapevo che anche il design è strettamente legato alla progettazione della macchina ed è quindi funzionale all’efficienza stessa del prodotto) e non volevo avere la scocciatura di dover cambiare il sacchetto.

Dyson DC32

Poi quando l’ho avuto per le mani la prima volta ho visto la differenza tra il mio aspirapolvere precedente e Dyson, quella che secondo me è una delle sue caratteristiche migliori: non solo “tira su il mondo”, ma aspira in maniera costante, dall’inizio alla fine.
In poche parole, non perde di potenza e quindi pulisce meglio, pulisce prima.
E fu così che ne presi un secondo, un portatile senza filo che uso per i “ritocchi al volo” quando magari vedo qualche ciuffo di pelo passare per casa ma non ho voglia di tirar fuori l’aspirapolvere (vi ricordo che ho un gatto, bellissimo ma pelosissimo, specifico che i peli in questione sono i suoi XD )

Dyson DC 31

E adesso è anche arrivato il terzo, che uso per l’ufficio.
Insomma, sono decisamente una dysoniana convinta!
Certo, si tratta di prodotti di alta fascia: costano, e neppure poco. Ma sono progettati per durare (basta vedere la garanzia, che va dai 5 ai 10 anni in base al modello), con prestazioni costanti nel tempo: senza sacchetti da cambiare, senza filtri da sostituire grazie alla particolare tecnologia ciclonica, il costo si ammortizza da sè, sia in termini di risparmio monetario, che di risparmio di tempo che in benefici ambientali.

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Infine, se adesso siete curiose, ho la possibilità di offrire 2 coupon sconto per l’acquisto di un prodotto Dyson a metà prezzo:

  • DC52 Animal Turbine a € 325,5 anzichè €649 (top di gamma Dyson)
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  • DC52 Multifloor a €274,5 anzichè €549
  • DC63 Allergy a €274,5 anzichè €549
  • DC51 Multifloot a € 239,5 anzichè €479
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Restano escluse solo le spese di spedizione, pari a €11,59.
Se siete interessate mandatemi una mail (la trovate nella pagina “contatti” del blog) e vi darò tutte le indicazioni necessarie.

Detto questo, spero di avervi dato delle info utili e di avervi raccontato qualcosa di nuovo!
Vi lascio con un’ultima riflessione:

La vera efficienza è qualcosa di più di una buona classificazione energetica. Significa creare apparecchi “snelli” in grado di mantenere prestazioni elevate, di non produrre rifiuti aggiuntivi e di non trasferire nessun costo nascosto all’utilizzatore nel corso del loro ciclo di vita.
[J.Dyson]

 

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